«Una legge inaccettabile in tempo di crisi»

Intervista

«Una legge inaccettabile in tempo di crisi»

7 settembre 2020 upsa-agvs.ch –  In una doppia intervista il presidente centrale UPSA Urs Wernli ha discusso con François Launaz, presidente di auto-suisse, di sfide come la Legge sul CO2, il coronavirus e la cancellazione del Salone.​
 

abi. Nel suo ultimo numero il «SonntagsBlick» ha tastato il polso di due illustri esponenti del ramo dell’auto come Launaz e Wernli. Ne è nata un’intervista tra il serio e il faceto da cui emerge un messaggio chiaro all’indirizzo della Berna federale – soprattutto in merito alle sanzioni sul CO2

Launaz prevede che le sanzioni per il 2020 saranno molto più pesanti dei 78 milioni di franchi sborsati nel 2019. Ma dato che con il coronavirus si sono costruite meno auto e il lancio di molti nuovi modelli è stato posticipato al 2021, auto-suisse ha prodotto un’ulteriore stima per rispondere a una domanda: quanto costerà la pandemia al ramo, in aggiunta alla tassa sul CO2? «Da un’indagine condotta tra i nostri soci è emerso che solo per il coronavirus dovremo sostenere oneri aggiuntivi pari a 130 milioni di franchi, cui si aggiungono le sanzioni sulle emissioni», dichiara Launaz.

Ragion per cui gli importatori hanno provato a chiedere un incontro alla Presidente della Confederazione – ma a nulla sono serviti gli sforzi. «La signora Sommaruga non ci ascolta. Ci ha sbolognato alla svelta dirottandoci verso l’Ufficio federale dell’energia e quello delle strade – a tutt’oggi non abbiamo ottenuto risposta», ricorda Launaz. Da ciò scaturisce la sensazione che il ramo venga sottovalutato – a dispetto dei tanti posti di lavoro che da esso dipendono. «A quanto pare il governo ci considera solo quando ci può appioppare delle sanzioni», aggiunge il presidente di auto-suisse. E Wernli gli fa eco, definendo la condotta dell’esecutivo «un segnale deleterio». Le sue parole alludono soprattutto ai circa 9000 giovani professionisti in formazione presso i soci UPSA.

I due presidenti ripongono le loro speranze nella mozione del consigliere nazionale UDC Walter Wobmann, che mira a sospendere gli obiettivi in materia di CO2 per il 2020 e il 2021. Ma il Consiglio federale ha proposto di respingerla. «Se la mozione naufragherà passeremo ovviamente al referendum», afferma Wernli sulla Legge sul CO2, che nella sessione autunnale giungerà al Consiglio degli Stati. «Una legge così è semplicemente inaccettabile in tempo di crisi». Per il presidente centrale, il referendum ha ottime possibilità di successo. Wernli non si spiega tanta caparbietà nell’attuare, in piena recessione, obiettivi fissati in tempi prosperi. «Non capiamo come mai il Consiglio federale non ci dia un po’ di ossigeno. In fin dei conti chiediamo solo un po’ più di tempo, mica soldi». 

Un’altra possibilità sarebbe quella di aumentare gli scatti previsti dal phasing-in semplificato, cioè l’inclusione graduale dei modelli con consumi elevati nel calcolo del CO2. «Non è colpa nostra se al momento i nostri importatori non riescono ad avere i veicoli ecologici desiderati», afferma Launaz, che confessa di sentirsi abbandonato dal Consiglio federale. Per lui la politica ha un solo obiettivo: imporre sanzioni possibilmente pesanti. «Se una legge non produce più gli effetti per cui è stata creata dovrebbe essere possibile parlarne con il legislatore. Peccato che con la Presidente della Confederazione non ci sia verso di farlo. Per il nostro ramo lei non c’è», constata senza mezzi termini il presidente di auto-suisse.

E Wernli ne conviene, ricordando come la Svizzera sia l’unico paese a tentare di ridurre le emissioni di CO2 con le sanzioni, mentre gli altri puntano su promozione e incentivi all’acquisto. «I nostri soci non capiscono come mai vengano aiutati il ramo alberghiero e quello dei trasporti pubblici mentre noi no. Eppure siamo in difficoltà anche noi». Per Wernli non serve solo più tempo per realizzare gli obiettivi in materia di CO2 ma anche un atteggiamento imparziale della Svizzera rispetto alle tecnologie, cioè che non punti tutto sulla mobilità elettrica. 

Poi è stata la volta del Salone dell’automobile di Ginevra, che dopo essere saltato nel 2020 salterà anche nel 2021. Per Launaz la questione non è altro che «una vicenda triste, ormai ridotta solo a politica», che probabilmente sfocerà in una controversia legale – a scapito di espositori e visitatori.

Per quanto riguarda il futuro Launaz ha una sola certezza: che l’attuale GIMS non organizzerà nessun Salone nel 2021. Ma non sa dire cosa farà il Palexpo di propria iniziativa. «Temo però che alla fine ci saranno solo perdenti se le parti non si accordano». Wernli sottolinea che l’UPSA vorrebbe che il Salone dell’auto restasse a Ginevra. «Per come la vedo io, anche in questa situazione confusa il problema principale è la politica».
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