Votazione popolare federale del 25 settembre: UPSA dice no all'"AVSplus" e all'"economia verde"

Votazione popolare federale

Votazione popolare federale del 25 settembre: UPSA dice no all'"AVSplus" e all'"economia verde"

6 settembre 2016 agvs-upsa.ch – Tra circa tre settimane, gli elettori svizzeri saranno chiamati alle urne. Due dei tre oggetti della votazione hanno ripercussioni sul settore automobilistico, che sarebbe fortemente colpito dall'iniziativa AVS ma anche dall'iniziativa economica dei Verdi.

L'iniziativa popolare «AVSplus: per un'AVS forte» dell'Unione sindacale svizzera chiede un aumento del 10% dell'AVS per tutti i beneficiari di rendite. I suoi argomenti: le rendite AVS rimarrebbero indietro rispetto all'evoluzione dei salari e, in molti casi, i redditi attualmente conseguiti in forma di rendita non risulterebbero sufficienti per una vita dignitosa nella terza età. D'altronde, anche le rendite delle casse pensioni sarebbero sotto pressione a causa della prevedibile riduzione dell'aliquota minima di conversione.

13 miliardi di franchi in più all'anno
Il Consiglio Federale suppone che entro il 2030 l'iniziativa comporterà nell'AVS costi annuali supplementari di 5,5 miliardi. A causa dei tassi di nascita bassi da decenni e dell'età dei beneficiari di rendite mai stata così alta, nelle casse dell'AVS mancano circa 7,5 miliardi di franchi all'anno. Se l'iniziativa venisse approvata, dal 2030 sarebbe necessario coprire un buco di 13 miliardi di franchi annui. I promotori dell'iniziativa non forniscono risposte al proposito. Ad essere colpiti sarebbero soprattutto gli occupati e i datori di lavoro dovrebbero pagare contributi salariali più alti. In particolare a farne le spese in futuro saranno i giovani. Non è giusto caricare i giovani del fardello di questa trasformazione.

Per questo l'UPSA dice no:
L'intenzione dei promotori di consentire una vita decorosa ai beneficiari di rendite AVS è lodevole, afferma il presidente centrale dell'UPSA. Tuttavia, dal suo punto di vista la presente iniziativa non è la giusta via da seguire. Un aumento delle rendite "a pioggia" non è né sensato né sociale. Inoltre, questo potenziamento è troppo costoso: "Per reperire gli oltre 13 miliardi di franchi aggiuntivi all'anno, i contributi AVS di lavoratori e datori di lavoro, e presumibilmente anche l'IVA, dovrebbero subire degli aumenti", aggiunge. Ciò graverebbe eccessivamente soprattutto sulle giovani famiglie e sulle economie domestiche monoparentali. "D'altra parte ne trarrebbero vantaggio i destinatari sbagliati", infatti i beneficiari di rendite già più poveri non riceverebbero nulla: "Chi oggi riceve prestazioni complementari, perché non riesce a vivere con le rendite AVS, della cassa pensioni e il suo patrimonio, ci rimette", osserva Wernli. Infatti con l'aumentare della rendita AVS le prestazioni complementari verrebbero ridotte.

"Economia verde" - Conseguenze di ampia portata per tutti
L'iniziativa «Per un'economia sostenibile ed efficiente in materia di gestione delle risorse (economia verde)» del Partito ecologista vuole inserire nella Costituzione un'economia verde a ciclo chiuso. Entro il 2050, la Svizzera deve ridurre il suo fabbisogno di risorse di oltre due terzi (- 65%). Le conseguenze sono estreme e obbligano ad un radicale cambiamento strutturale. In discussione ci sono: limitazioni di consumo o produzione di numerosi beni, tasse sull'ambiente e nuove prescrizioni. In primo piano ci sono gli ambiti della vita «alimentazione», «alloggio» e «mobilità».

Impossibile persino con tecnologie innovative
Secondo il Consiglio Federale la riduzione del fabbisogno di risorse di almeno il 65% non è fattibile neanche con le tecnologie più innovative. Le conseguenze per la società e le imprese sono incalcolabili, i costi economici immensi. Inoltre, nuove prescrizioni e divieti ostacolerebbero concorrenza e innovazione, che sono fattori chiave della nostra prosperità e del progresso tecnologico. Il flusso normativo scatenato porta ad una gabbia verde, mettendo in pericolo imprese e posti di lavoro in Svizzera.

Per questo l'UPSA dice no:
"In questo caso non vi è assolutamente necessità d'azione", afferma Urs Wernli. La Svizzera occupa regolarmente i primi posti in diverse classifiche internazionali relativamente all'efficienza delle risorse e alla protezione dell'ambiente. "Le nuove prescrizioni significherebbero per le imprese svizzere un sforzo aggiuntivo, costi crescenti e nuovi ostacoli al commercio", aggiunge Wernli. Secondo la sua opinione, ciò indebolisce la competitività internazionale e potrebbe indurre le aziende a trasferire la produzione all'estero. "Più sensate sono le misure spontanee come ad esempio il CheckEnergeticaAuto CEA lanciato con successo dall'UPSA con il sostegno della Confederazione."

 

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